Call from Palestine
La voce delle scuole di circo palestinesi
Il 16 dicembre AltroCirco organizza una call con le scuole di circo palestinesi:
“La nostra scuola esiste da 10 anni e nei primi 10 giorni di guerra abbiamo perso tutte le possibilità di fare attività e spettacoli…
Il 27 ottobre hanno bombardato la casa del mio collega e lui è stato ucciso…
è stato uno shock
questo collega era un clown, si era sposato da solo un anno e la sua compagna era incinta…Lui era cresciuto senza padre e anche suo figlio crescerà senza padre. In questi primi 30 giorni di guerra abbiamo vissuto la peggiore situazione che l’essere umano possa concepire.
Bombe ovunque, hanno attaccato a caso
…
ho perso amici, vicini, colleghi che lavorano con me con i bambini
…
hanno distrutto la nostra storia le scuole, le strade, gli esseri umani
tutto quello che avevamo, la nostra vita
non riconoscerò Gaza quando tornerò
…
stiamo soffrendo
ho vissuto 5 guerre e non sono mai andato via
questa volta ho un figlio piccolo e sono andato via, ho già perso un figlio nel 2021 e non posso perderne un altro…voglio che mio figlio cresca.
Il cessate il fuoco non basta… ogni volta ricostruiscono le strade etc e dopo 3 anni la guerra ricomincia. Quando finirà tutto ciò?
Dobbiamo risolvere questa situazione non solo questa guerra nel circo lavoriamo con le scuole per alleviare la sofferenza, facevamo spettacoli in diverse scuole, attività per i bambini”
Majid Elmosalami, direttore Gaza Stars Circus School
“Sono stato molte volte in Italia e Europa, ho 37 anni e sono palestinese e lo scorso ottobre per la prima volta sono stato a Gaza.
Il lavoro che le scuole di circo fanno a Gaza è impressionante
ci sono 4 scuole di circo e lavorano con tantissima passione per portare calore e gioia a persone che ne hanno bisogno. è difficile controllare anche solo chiedere se amici e parenti sono ancora vivi, e questo non solo dal 7 ottobre ma anche prima di tutto questo non è iniziato il 7 ottobre. La pulizia etnica dei palestinesi va avanti da 74 anni. Gaza è una prigione a cielo aperto dal 2006…solo i palestinesi che hanno vissuto l’occupazione hanno il diritto di dire cosa è giusto e cosa no. Moltissimi rifugiati sono stati espulsi, quasi la metà della popolazione di Gaza è stata rimossa dalle proprie case.
E dopo oltre 40 giorni il genocidio continua.
Israele e tutto il mondo ci guarda come cittadini di seconda classe.
Ad essere onesto molti di noi hanno perso la speranza negli ultimi giorni…i bambini sono l’unica speranza che ci permette di andare avanti. Come comunità di circo, speriamo di fare spazio per i bambini, perché possano vivere in dignità”
Mohammad Rabah, direttore Palestinian Circus School
“A Gaza ci sono più di 150 artisti di circo c’è una scuola di circo per ragazze
il ruolo di Israele non è solo politico, fanno la guerra alla cultura e a tutte le cose palestinesi
… siamo artisti e esseri umani, non tutti sono politici a Gaza lavoriamo per i sogni dei bambini abbiamo perso molti artisti circensi e di teatro e cinema.
è in corso un genocidio di tutta la cultura palestinese nel 2018 hanno attaccato il centro culturale più importante per la popolazione povera di Gaza
Israele sostiene che 12 milioni di persone sono Hamas, ma non è così
c’è molta gente che vuole vivere, ha sogni, ha storie.
Voglio ringraziare tutti quelli che appoggiano la Palestina e gli artisti.
Continueremo a fare spettacoli, fare feste a Gaza, costruiremo un nuovo circo a gaza, non ci fermeremo abbiamo la forza per farlo”
Majed Kallub, direttore Gaza Circus School
Il 16 novembre 2023 AltroCirco, mosso dal ripudio della guerra, da una profonda angoscia per quanto sta accadendo in Palestina, da un senso di smarrimento e impotenza, e dal confronto con partner come la Palestinian Circus School e con amiche e colleghe che lavorano o hanno lavorato in Cisgiordania e a Gaza, ha organizzato un incontro online con artisti e direttori di scuole di circo palestinesi. Le testimonianze riportate qui sopra colpiscono per la disperazione di veder distrutte le proprie case, uccise le persone care, per l’impossibilità di diffondere la propria arte e di continuare il lavoro con ragazzi e ragazze, portando momenti di gioia, leggerezza, sorpresa nelle vite soggette alla violenza quotidiana dell’occupazione israeliana. Una collega che insegna circo in Cisgiordania ci ha mostrato la mappa dei check point, presidi militari che ogni palestinese attraversa quotidianamente per andare a trovare la propria famiglia, a lavoro, a fare la spesa, rischiando però di essere rimandatə indietro, trattenutə, di subire abusi, venire arrestatə, come accaduto a Mohammad Abusakha, direttore pedagogico della Palestinian Circus School, a giugno di quest’anno. Stava andando a salutare la famiglia prima di partire per Tampere, dove avrebbe seguito il primo modulo della formazione CTF di Caravan Circus Network. Non è mai stato rilasciato, e dal 7 ottobre si è persa ogni traccia di lui.
Scriviamo queste righe per ricordarci che la Palestina è piena di persone che amano l’arte, che lavorano con bambinə che vivono sotto occupazione, che ci sono teatri, e tendoni. Perché tra tutte le forme di violenza che le persone palestinesi subiscono da decenni, il tentativo di uccidere la cultura, di impedire o ostacolare la possibilità di fare arte ed essere artista, di negare i sogni, tocca corde profonde per tutta la comunità di circo.
AltroCirco vorrebbe avviare un processo di raccolta fondi e diffusione della informazioni, scriveteci se siete interessatə a collaborare.
Nel frattempo vi invitiamo, se non l’avete ancora fatto, a guardare il
video dell’incontro
e a consultare i documenti che trovate in questa cartella drive, tra cui alcuni suggerimenti per supportare la popolazione palestinese e informarvi sulla situazione attuale.